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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 2 ottobre 2009

The wicker man - Robin Hardy

La recensione di oggi è dedicata a un film molto particolare, pescato direttamente dagli anni "70… ma non certo tipico del periodo: parlo di The wicker man, pellicola girata nel 1973 da Robin Hardy, classificata tra i migliori cento film britannici, nonché censurata per via di alcune sue scene particolarmente audaci.

Laddove l’audacia non si riferisce tanto a violenza o sesso (in tal senso, noi spettatori del nuovo millennio siamo abituati a estremi molto più radicali), quanto alla spregiudicatezza amorale (amorale, non immorale) con cui viene presentato lo scontro culturale descritto dal film, assumendo nel finale persino i tratti di un affresco macabro e contorto.

The wicker man parte in modo tranquillo e persino con toni leggeri, per merito di una location dalla rude bellezza naturale (il mare e un’isola al largo della Scozia), nonché di un commento sonoro dal suono celtico... ma quasi subito assume un tono surreale e grottesco, in una sorta di escalation di bizzarria.

Ecco in breve la trama: il Sergente Neil Howie giunge dall’isola madre per indagare sulla scomparsa di una ragazzina, Rowen Morrison, denunciatagli via lettera da una persona del posto, che ha scritto a riguardo una missiva specificamente indirizzata a lui.
Tuttavia, la gente autoctona non pare eccessivamente disposta a collaborare, tanto da dare  anzi l’impressione di essere omertosa, se non proprio mendace, riguardo alla ragazza e agli eventi che l’hanno coinvolta. Nell’isola, governata da tale Lord Summerisle, son peraltro radicate usanze e credenze assai strane, ben lontane dal cristianesimo di cui è fiero praticante Neil Howie, al contrario decisamente inclini al paganesimo e persino, così sembra a un certo punto, ai riti sacrificali.
Il sergente, forte della sua autorità e della sua testardaggine, continua ad indagare, fino a che…

Come detto, il film è bizzarro e pregno di un sapore agrodolce.
Lo scenario socio-culturale è interessante, i dialoghi spesso efficaci e ficcanti (preciso di averlo visto in inglese con i sottotitoli), la trama originale e la stessa colonna sonora è veramente bella, semplice alternanza tra rumori della natura, musica celtica e canti di gruppo.

Proprio questi ultimi a mio avviso sono il miglior rappresentante del film, con la loro semplice bellezza, pur se affiancata alle credenze pagane di cui sopra; essi sono spesso ravvivati da un'altrettanto semplice e affascinante danza corale, come nel caso dell’"albero della vita" e dell'"uomo di vimini".

The wicker man, parlando di contenuti, contiene molti simboli tradizionalmente associati ai culti pagani nonché ai rituali sacrificali: il simbolo del sole, l’occhio che tutto vede, l’uomo verde, i sacrifici di animali e di giovani esseri umani, gli obelischi come simboli fallici, i riti sessuali, il sigillo di Salomone.

Al di la di tali elementi ambigui (affiancabili sia al paganesimo naturale e spiritualmente evoluto, sacrifici a parte, nonché alla massoneria più distorta, nella quale invece i sacrifici son ben presenti), nel film sono presenti anche concetti validi in senso generale: la ciclicità dell'esistenza, l'irrealtà della morte, la reincarnazione, una sessualità più spontanea e meno repressa, l'energia del creato presente in ogni cosa... cui si contrappongono invece la rigidità, l'ottusità e la mancanza di accettazione da parte del rappresentante al contempo del potere secolare e della religione ufficiale. D’altro canto, se il missionario cristiano dà prova di ottusità e di testardaggine, i locali pagani danno prova di crudeltà: in verità, nessuno dei due ne esce troppo bene.

Di mio, ignoro del tutto la contrapposizione duale tra i seguaci della religione monoteista e quelli del paganesimo naturale e bado a quella che è di gran lunga la scena più evocativa, intensa e significativa del film, bellissima pur essendo al contempo terribile. Non so se essa sia stata pensata nel senso simbolico della distruzione dell’ego, ma personalmente la guardo con tale sguardo: bruciare il proprio ego con tutti i suoi carichi culturali e concettuali... ciò che in definitiva è il senso di ogni autentica religione.

In chiusura di recensione, devo dire che il film mi è piaciuto, e anche parecchio, tanto da consigliarlo senza indugio a chi volesse vedere un drammatico sui generis, più orientato al grottesco che non all’adrenalina (qualcuno lo classifica come film horror, ma la definizione mi pare fuorviante). Lo stesso finale, pur se macabro, ha una sua bellezza piuttosto intensa e probabilmente, come appena riferito, anche simbolica.

Del film ne esistono due versioni: una più breve, mancante di alcune scene comunque non essenziali, e una più estesa. Forse persino tre, dal momento che la più lunga che ho visto io risulta comunque inferiore, come minutaggio, alla versione "director's cut".

Concludo la recensione di The wicker man con una frase tratta dal film... anch'essa ambivalente e leggibile su diversi livelli, come il resto dell'opera.

"Non capirai mai la vera natura del sacrificio."

Fosco Del Nero



Titolo: The wicker man (The wicker man).
Genere: drammatico, grottesco,  thriller.
Regista: Robin Hardy.
Attori: Edward Woodward, Christopher Lee, Britt Ekland, Diane Cilento, Ingrid Pitt, Lindsay Kemp, Russell Waters, Aubrey Morris, Geraldine Cowper, Irene Sunters, Walter Carr, Ian Campbell.
Anno: 1973.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



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